Ieri ho scritto la parola fine a quello che pomposamente chiamo il mio libro. Era da mesi che ci lavoravo e la cosa mi ha dato molta soddisfazione. Certo, è tutto da rivedere e sono sicura che avrò anche altro da aggiungere, ma la trama ormai si snoda dal principio alla fine senza particolari intoppi, questo è già tanto.
Per me scrivere è altrettanto importante che dipingere, e se in una tela riesco a mettere quelli che sono i colori della mia anima, in un foglio ci spalmo tutta me stessa e mi accorgo di scrivere cose che magari ho sempre avuto dentro di me, ma che non sono mai riuscita non solo a dire agli altri, ma a dire a me stessa.
E poi c'è la sfida con se stessi: ce la farò a scrivere qualcosa che non sia un semplice raccontino? La risposta è sì. E poi ci sarà la sfida con gli altri: riuscirò a vincere le mie paure e manderò il frutto delle mie fatiche a una casa editrice?La risposta è sì. E poi ci sarà la sfida con l'orgoglio: riuscirò ad accettare la sconfitta con serenità? La risposta è sì.
E se qualcuno caso mai dovese domandarmi perché sono così sicura delle mie risposte, risponderei che la mia non è strafottenza, ma solo la semplice constatazione che io ho sempre scritto solo ed esclusivamente per me. Se poi quello che scrivo potrà interessare anche altri, ben venga, altrimenti la mi soddisfazone resterà per me e basta.
Questa volta, scrivere di me, della mia vita, diventando ogni volta un personaggio diverso, mi ha aiutato molto a conoscermi, a capire chi sono, quali sono i miei punti fermi, quali le mie aspirazioni, quali le cose di cui liberarmi, quale in definitiva è il senso della mia vita, che ho sempre cercato, senza mai trovarlo. Non ho avuto l'illuminazione, no davvero, ma sicuramente ho fatto un passo avanti. Non è poco.
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