venerdì 9 giugno 2023

Piove dentro

 

Non sarà sempre così presente, ma credo che non dimenticherò mai questo periodo della mia vita, annaffiato da tanta pioggia.

 Se avessi avuto voglia di piangere e ci avessi aggiunto anche le mie lacrime, credo che avrei innalzato i livelli dei fiumi.

Però non ho nessuna voglia di piangere, neanche un po', e mai come ora mi sono ritrovata , così di punto in bianco, ad avere una forza che non credevo di avere. Non avrei mai sospettato di possederla e ciò mi ha fatto piacere, perché per vivere, di forza ce ne vuole tanta. 

Oggi questa pioggia mi bagna, mi entra dentro, lava i miei pensieri- 

E così anch’io, eccomi qua, giorno dopo giorno, ad affrontare situazioni molto lontane dal mio modo di essere, con una calma che non credevo di avere in dotazione. Del resto ogni uomo ha le sue situazioni che deve affrontare e vivere. Vivere, appunto!

Situazioni che non devo spiegare, ma che hanno destato in me sensazioni strane, molto diverse tra di loro, e anche difficili da interpretare, che posso riassumere con le immagini delle esondazioni dei fiumi che hanno messo in ginocchio la Romagna. Acque sporche e limacciose, che scendono violente con lo scopo di distruggere ciò che incontrano sul loro cammino, e lasciano strati di fango vischioso, fetido, mentre aprono ferite e voragini improvvise nelle quali si riversano per continuare la loro opera devastatrice.

Come nella voragine che ieri improvvisamente si è aperta nella strada che porta alle scuole.

 La voragine

Mi sono fermata stamani, a guardare quella voragine, chissà perché! e ho anche domandato a chi faceva i lavori se potevo farle una fotografia. Per farmene che? Mi sono domandata. Per non dimenticare! Mi sono risposta.


Non sono stata accontentata. Per fotografare quella ferita della terra dovevo chiedere il permesso al Comune. Ho alzato le spalle e me ne sono andata, con la consapevolezza che anche per fotografare una ferita dell’anima bisogna chiedere il permesso a qualcuno. A chi? Me lo sono chiesto passo dopo passo, mentre tornavo a casa senza aver trovato una risposta decente.

E intanto piove, piove, e ancora il caldo, quello vero, quello che fa capire che l’estate è arrivata con tutto il suo vigore, si fa desiderare. Cammino instancabile sotto la pioggia e guardo l’erba nei bordi della strada e dei viottoli e guardo i fiori che sono sbocciati nelle loro umili e splendide corolle. Quanti ce ne sono, e di quanti colori, a formare un giardino stupendo che nessun giardiniere saprà mai rendere tale. E quei fiori sono nati nonostante tutta questa pioggia, nonostante le temperature poco favorevoli, nonostante le grandinate che si sono avvicendate in questi giorni, e con la loro caparbietà hanno resistito e ci hanno portato ugualmente l’estate, o perlomeno l’hanno portata a me l’estate della vita, perché così deve essere, nonostante il tempo inclemente, anzi a maggior ragione, al di là di tutte le difficoltà, di tutti gli inciampi, in barba a tutte le voragini che si frappongono tra me e il mio andare.


Mi rilasso guardando La casa nella prateria. Mi prendo anche bonariamente in giro prima che mi ci prendano gli altri. Ma possibile che alla mia età debba guardare La casa nella prateria? Certo che è possibile, mi dico. Ma perché? Perché sa di buono, di semplice, di vita…….. e intanto la pioggia scende a rivoli sui vetri delle finestre portando il rumore di un tuono lontano.



Tratto da “I giorni della pioggia” di KB


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