Il suo titolo è "La rivolta del Ghetto di Varsavia", ed è un film del 2001, che fino a stasera io non sapevo neanche che esistesse.
Pensavo, come mi succede spesso, di guardarne soltanto un po'e forse all'inizio è stato così, e l'ho fatto solo perché tanti anni fa avevo letto il libro "Mila 18" che mi aveva letteralmente entusiasmato, fino a leggerlo e rileggerlo tante di quelle volte , che alla fine avevo dovuto rifargli una copertina che tenesse insieme le pagine che non riuscivano più a stare unite.
Invece mi sono ritrovata ad essere sempre più interessata da ciò che vedevo, fino ad esserne completamente, catturata, al punto di vivere le emozioni e le sensazioni dei protagonisti. Sensazioni che perdurano anche ora e che mi hanno fatto riflettere sull'uomo in generale.
C'è tutto l'uomo in questo film; l'uomo con le sue paure silenti, il suo coraggio che non pensava di avere,i suoi ideali ritrovati, il suo sacrificio, il suo onore. Tutte molecole della vita di ciascun uomo. Molti di noi non sapranno mai che sono anche nostre, perché non abbiamo mai avuto il bisogno di scoprire la loro esistenza. Ci vogliono delle alchimie strane per rivelarle a se stessi, ma quando ciò accade, l'uomo non diventa un eroe, e se lo diventa è perché lo dicono gli altri, a lui non interessa, va semplicemente oltre se stesso, verso gli altri.
Così questo film andrà a far parte della lista dei miei preferiti, che non sono molti, no davvero, ma che sono inossidabili.
Che dire di più? "Mila 18" sono solo una parola e un numero, ma sono molto di più. Sono la Storia.
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