Oggi, non è facile parlare di Resurrezione, perché nei giorni difficili di una
guerra insensata e fratricida, è più facile e immediato parlare di morte
piuttosto che di vita. Si muore sul campo di battaglia e questo è l’aspetto più
cruento di questa guerra, ma piano piano si muore anche nella vita
quotidiana, strangolati dalle sanzioni che vengono fatte e dal loro esacerbato
ritorno.
Questa guerra, nata in un luogo in un preciso momento, si sta allargando
come una nuvola velenosa per avvinghiarsi come una pianta malefica anche
nei paesi limitrofi, cercando di annientali nei loro punti nevralgici e più deboli.
Una guerra questa, fatta senza l’uso delle armi, ma con risvolti umanamente
devastanti. Si muore anche di recessione, di costi vertiginosi dei beni
indispensabili per il lavoro e per la sussistenza, di mancanza di lavoro.
Soffriamo perché vediamo vite spezzate, occhi senza più luce, soffriamo
perché le nostre certezze sono scomparse tutte in un attimo e ci siano resi
conto che quella Pace che pensavamo ormai fosse la compagna abituale
dei nostri giorni, era solo una mera illusione nella quale ci siamo cullati, e
soffriamo molto di più per la nuova consapevolezza della nostra debolezza,
che si manifesta nell’incapacità di saper affrontare a testa alta i sacrifici che
dovremmo fare, che sicuramente sarebbero pesanti, ma che ci renderebbero
meno vulnerabili , meno attaccabili, e sicuramente più liberi. Quant’è difficile
parlare di resurrezione, nella distesa di macerie fisiche, materiali,
psicologiche, morali, mentre viene ucciso il diritto alla libertà.
Sai cos’è
quella linfa vitale
che ti obbliga ad andare
a correre a volare?
Ti scorre nelle vene
come fuoco d’amore
t’incalza ti sostiene
in tutte le tue prove
Ti dice non voltarti
supera le tue pene
vai avanti sempre sai
più su oltre le cime
dei monti azzurri
che vedi là lontano
degli orizzonti al mare
dove vola il gabbiano
oltre ogni meta ambita
oltre la stessa vita
Sai cos’è?
è qualcosa che sa d’immensità
Il suo nome?
Si chiama Libertà
Libertà!
Quant’è bella questa parola e quanto uso improprio ne è stato sempre fatto.
Se leggo attentamente il Vangelo però mi rendo conto che è lì che trovo il
vero significato della libertà. La libertà di sbagliare e quella di redimersi del
figliol prodigo, la libertà del samaritano che si ferma per sua scelta a
soccorrere un nemico, la libertà di curare di sabato quando c’è il bisogno di
farlo, la libertà di cui è intrisa ogni parola del discorso della Montagna, la
libertà di pregare nel segreto della propria camera, lontani dalle ostentazioni
e dai perbenismi, la libertà di scegliere l’onta della croce......sono tutti preludi al dono della nostra Pasqua che esplode con la potenza della Resurrezione, regalandoci la libertà più grande che è quella dello Spirito.
Questa è la nostra Pasqua.
L’accettazione del seme che muore per rinascere a nuova vita, una vita
nuova, che possa trovare nell’amare il prossimo come se stessi, il principio
del riscatto dell’umanità.
Questa nostra umanità, della quale parliamo tanto spesso, non sentendocene
parte e pensando sempre che le sue miserie non siano anche quelle di
ciascuno di noi, è il trait d’union che lega la creatura al creatore, è un piccolo
passo che ci separa da lui, ma che ci ostiniamo caparbiamente di non voler
fare, in nome di un prestigio e di un potere personale che cesserà nello
stesso momento in cui cesseremo di esistere.
Da duemila anni ascoltiamo queste parole, sentendole belle, vere e giuste,
ma non riusciamo a viverle, e non siamo ancora totalmente consapevoli che
solo se riusciremo a impegnarci con noi stessi a risorgere per prima cosa
dentro noi , tornando all’essenzialità della vita, sapremo capire appieno il
valore della Resurrezione e della vera Libertà.
PS- Mi rendo conto che parlare di Resurrezione per me è così difficile, che riesco a farlo solo riempiendomi la bocca di parole prese a prestito. Se riuscissi a farlo usando solo parole mie, vorebbe dire aver superato i miei limiti, mentre ancora sono molto lontana dall'averlo fatto. Mentre della Libertà, riesco a capirne l'essenza in tutta la sua estensione e a porre anche quei paletti, che non facciano travalicare le regole del nostro vivere, la Resurrezione per me rimane un mistero inafferrabile, che da sempre sovrasta l'uomo e lo spinge a farsi domande. E siccome anch'io faccio parte del genere umano, anch'io mi faccio domande, che, se sono pragmatica, portano solo a questa conclusione:
"O ci credi o non ci credi". Vie di mezzo non ce ne sono.
Ma io non sono pragmatica per mia natura, e dunque continuo a farmi domande che si posano sempre sul
grande prato verde della Speranza.