giovedì 14 maggio 2020

Senza emozione

Stamani, dopo quasi due mesi e mezzo, sono uscita per andare in paese. Nei giorni indietro avevo pregustato questo momento che mi avrebbe rimesso in contatto con la mia vita di sempre e così quando sono uscita, debitamente bardata con la mascherina e i guanti di lattice, mi sono avviata a piedi e col mio solito passo verso la strada che mi avrebbe portato alla Posta e poi in Farmacia, contenta di me stessa per avere avuto l'idea di unire l'utile al dilettevole e cioè di fare le cose che dovevano per forza essere fatte, e una bella passeggiata della quale da tanti giorni sentivo la mancanza . Alla fine il tanto sospirato permesso di lasciare le nostre abitazioni l'avevamo avuto e forse ci saremmo lasciati alle spalle tutta la paura e l'impotenza che avevamo

provato fino a quel momento verso il nostro nemico invisibile, il famigerato Coronavirus.

Ma mi è bastato arrivare all'inizio della salita per sapere che non sarebbe andata esattamente come avevo immaginato io, e cioè camminare a passo spedito, come faccio abitualmente, con la testa immersa in fantasticherie o riflessioni sulle cose che hanno bisogno di risposte, o di speranze. Macché! Ho sentito subito che due mesi e mezzo di mancanza completa di attività motoria all'aria aperta, avevano avvilito i miei muscoli in maniera tale, che dopo una ventina di metri mi sono dovuta fermare. E poi quella mascherina che non faceva respirare e in compenso faceva venire il prurito al naso mi innervosiva.......Mi sono ritrovata con la testa completamente vuota, una tabula rasa che cercava caparbiamente di essere scritta almeno un pò, ma inutilmente. Ho guardato la natura intorno a me e l'ho vista bella come sempre nella stagione più bella dell'anno, che parla di vita, di rinascita, ed  è stato allora che mi sono accorta che guardavo la mia valle, i miei cipressi, gli angolini che hanno sempre richiamato una parte nascosta dentro di me, con indifferenza, solo per constatazione, e più che altro senza emozione. Era come se guardassi una cartolina vecchia, ingiallita dal tempo. Ho scosso la testa, infastidita da quella sensazione che avevo provato e mi sono detta che forse era solo un momento, magari causato dall'aria aperta alla quale non ero più abituata. Sono arrivata in paese e mi sono guardata intorno, come se mi trovassi in un luogo sconosciuto. Eppure le case, i palazzi, gli archi, gli stemmi, erano sempre gli stessi, ma non mi trasmettevano la gioia che ho sempre provato guardando le meraviglie architettoniche della mia città. Sono passata davanti all'asilo dove sono stati i miei figlioli e davanti alla casa dove ho passato momenti indimenticabili con i miei scout, mentre sentivo che l'indifferenza dentro di me cresceva. Poi ho sentito il silenzio. Strano vero dire che ho sentito il silenzio, ma è stato proprio così. Il silenzio si posava sui muri, sui tetti, sulla strada, sui negozi con le serrande abbassate, e anche allora mi è sembrato di vedere solamente una cartolina ingiallita dal tempo che io guardavo senza provare emozione. Solo ricordi, ma senza emozione. E allora ho capito. Stavo guardando il passato, il mio passato, il passato del mio paese e dei suoi abitanti. Sì, perché non saremo mai più gli stessi, non faremo più le stesse cose e se ricominceremo a farle, le faremo con la paura, con il sospetto, le faremo non sentendoci più invincibili,ma persone nuove che devono ricoominciare daccapo a vivere, a costruire la vita. Non più abbracci, non più strette di mano spontanee, non più colazioni gomito a gomito al bar, incurante di chi hai accanto. Diventeremo più telematici?  chi lo sa! E le nuove emozioni che proveremo ci verranno date da un computer, o da un pezzo di terra che ricominceremo a coltivare, per raccoglierne i frutti? Ancora è troppo presto per sapere che cosa ci riserverà la vita nei prossimi anni. Magari torneremo più semplici, magari ci dovremo accontentare di avere meno, e magari ritroveremo il calore degli affetti, che per tanto tempo abbiamo pensato non ci servissero più. O forse non sarà così, chi lo sa, chi sa come sarà!

Ho la netta sensazione che sia finita un'epoca, e non mi sembra che questa cosa tremenda che stiamo vivendo sia iniziata solo cinque mesi fa, qualcuno dice sei, in un lontano luogo della Cina che si chiama Wuhan. Mi sembra che siano passati anni da quando ho tenuto tra le mani l'ultimo brandello del passato. E' una sensazione strana quella che provo, neanche tanto chiara a me stessa, e non riesco a tradurla in parole. So soltanto che oggi ho preso consapevolezza di questa cosa che dentro di me si agitava ormai da molti giorni, ma che pensavo fosse dovuta più che altro alla sedentarietà forzata in casa. Invece no, non è così e ora so che dovremo cominciare a riscrivere il futuro, non basandosi su ciò che è stato normale fino a ieri, ma su quello che possiamo ipotizzare sarà normale domani e nei mesi che arriveranno. Che colore ha un emozione? - NotOnlyMama

Corsi e ricorsi della Storia. Qualcuno causato da eventi imputabili all'uomo, altri imputabili a eventi naturali e catastrofici. Quante volte l'uomo ha dovuto ricominciare daccapo? Quante volte si è ritrovato impaurito, senza avere la certezza di farcela? Eppure siamo ancora qui, millennio dopo millennio, sempre uguali eppure sempre diversi, con nuove tendenze, nuovi ideali, nuove lotte, nuove difficoltà, nuovi credo..........ma siamo qui. Mi chiedo se ho paura, paura di quello che sarà, paura del nuovo e la risposta è sì. Ma so che se voglio andare avanti dovrò lasciare alle spalle il passato che non mi da più emozioni. Di lui basta serbare il ricordo immediato di chi mi ha riempito la vita fino ad oggi, e più che altro il ricordo di ciò che è stato, per tramandarlo ai posteri. Compito di ciascuno di noi è quello di non voltarsi a guardare indietro, ma riprendere la strada, e mentre ci si rimbocca le maniche pensare a quello che si farà domani e alla voglia di riprovare emozione.L'emozione è colorata, è colore puro che per attimi intefinibili si stende sull'anima e diventa opera d'arte. Spetta a noi essere creativi, perché domani è già qui.

 

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