Ore 8. Entro in chiesa e mi dirigo dietro l'altare, in quello che viene chiamato 'Coro'. Lì è allestito un tavolino coperto dalla candida tovaglia e un messale. Oltre a me,ci sono altre tre persone. Tra poco avrà inizio la Messa. Ultimamente non sono una grande frequentatrice e non me ne faccio una colpa. Mi conosco bene e so che a momenti di assidua partecipazione, ne ho sempre alternati altri in cui ho bisogno di farmi domande, di risolvere dubbi e anche di entrare in conflitto col Padreterno, al quale ho sempre dato del tu, ma con grande rispetto, proprio come ho sempre fatto col mio babbo. Se stamani sono entrata in chiesa per rimanerci e non fare la mia solita visitina scappa e fuggi, è perché, la Messa che oggi si celebra è quella per i miei genitori. Non è stato semplice per me decidermi a far dire questa Messa, vai a sapere perché, poi ho pensato al giorno del matrimonio dei miei genitori e allora, invece di pensare alla morte, ho guardato alla vita. Ho annuito dentro di me e mi sono detta che quel giorno, almeno per come me ne avevano sempre parlato loro, era degno di essere ricordato. E così alle otto in punto ero lì ed ero serena. Ma mai avrei pensato che di lì a poco avrei vissuto un momento bello, pieno di calore, di colore, di festa.
La Messa ha avuto inizio e dopo due minuti e il primo ...preghiamo,....ero già partita, senza che lo volessi, per un'altra strada, un'altra chiesa, un'altra Messa.
Mi sono ritrovata senza sapere come, in una strada in leggera salita e, lasciate le ultime case del paese, solo la campagna rispondeva ai miei occhi, mentre uno scampanio allegro e prolungato mi incitava ad allungare il passo. Più su, a molti metri da me, una ragazza con un mazzolino di fiori in mano, si affrettava con passo leggero verso la chiesetta che sovrastava la strada. Era attaccata al braccio di un uomo magro, vestito con i vestiti della festa, nei quali,lo percepivo anche a distanza, non si sentiva a suo agio, come succede a chi, abitualmente indossa altri panni. Suo padre. La giovane donna sventolava allegramente il suo mazzolino allo stesso modo in cui ad ogni passo sventolava l'ampia gonna che le scendeva fino al polpaccio. Quella ragazza era mia madre, che quel giorno, 10 luglio 1948, andava a sposarsi. Conoscevo molto bene quel vestito di un caldo marrone, arricchito da un colletto di trina avorio, perché anni dopo, diventata una signorinella, l'avrei non solo rivisto, ma addirittura indossato, tramutato in gonna.Come del resto avrei rivisto anche l'abito grigio a righine che un distinto giovanotto che sarebbe stato mio padre, indossava, mentre fischiettando aspettava davanti alla chiesa la ragazza che di lì a poco sarebbe diventata sua moglie. Tutto era così tangibilmente vero, che per un attimo ho pensato di nascondermi dietro un albero per non farmi vedere, mentre entravano in chiesa circondati da una piccola folla di parenti e di amici allegri, ridenti ed emozionati. Aria di festa, aria leggera, profumo di fiori, voci amiche, un sì che sento ancora aleggiare intorno a me, mentre le immagini sbiadiscono........................La Messa è finita, andate in pace.
Mi sono riscossa, e per un attimo sono rimasta tra sogno e realtà, un leggero sorriso sulla bocca e una gran pace dentro di me. Quando sono uscita dalla chiesa ho provato un vero, sincero senso di gratitudine per aver vissuto questo momento che per me è stato proprio una Messa.
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