giovedì 14 febbraio 2019

Incontri ravvicinati

Da quando nella mia vita c'è Plinio, il cane più abbaione e più squinternato che io abbia mai conosciuto, il viale di San Biagio è meta delle nostre passeggiate mattutine e serali. Diciamo pure che abbiamo fatto il solco e creato due corsie preferenziali. A sinistra per andare verso il tempio e a destra per tornare indietro. Essendo il mio cane un grande attaccabrighe se vede altri cani, succede il finimondo, e così specialmente di sera mi sono ridotta ad avviarmi furtivamente lungo il viale, nelle ore in cui la gente come si deve è con i piedi sotto il tavolo e il cane accucciato vicino a lui in attesa di qualche bocconcino. Ciò ha fatto sì che Plinio sia un pò meno rumoroso e anche se mi tira come un forsennato, almeno non incontro nessuno che mi guarda con aria compassionevole. Di notte il viale di San Biagio è uno spettacolo. Illuminato in maniera distratta e impropria, alterna brevi tratti di luce intensa ad altrettanti, ma più grandi tratti di buio pesto. Il gioco di quelle luci produce ombre lunghissime, che nelle serate ventose si
accompagnano agli scricchiolii dei grandi cipressi che sovrastano i cippi che portano i nomi dei poveri ragazzi caduti nella prima guerra mondiale. Non proprio un ambiente rassicurante insomma. Conoscendomi, la mia immaginazione, nell'arco dei giorni e dei mesi, ha proiettato davanti ai miei occhi scenari alquanto inquietanti,che sono diventati film a puntate, che qualche volta mi hanno fatto veramente impaurire, avendo la certezza che se fossero stati veri, non avrei avuto neanche il conforto del mio cane pronto a intervenire in mia difesa. Plinio infatti, oltre alle belle qualità di cui è dotato e che ho già citato, senza infierire, è anche un fifone incredibile e ogni piccolezza gli da filo per cominciare a girarsi intorno alla coda, nello strenuo tentativo di mordersela e di farmi fare un capitombolo. Appurato questo, nessuno si stupirà, se io invece di guardare la strada, o gli alberi, o le ombre, guardo il cielo. E lì ho avuto il mio primo incontro ravvicinato con Orione, incorniciato dalle cime dei cipressi. Una meraviglia mozzafiato, che mi ha fatto dimenticare ogni paura,e mi ha fatto fantasticare in fluttuanti piacevolezze, ed è così che a forza di guardare il cielo ho avuto il mio secondo incontro ravvicinato, complice una brusca fermata di Plinio, che aveva sentito di non poter rimandare il suo bisogno neanche di un attimo. Così mentre il mio cane tra mugolii prolungati di soddisfazione, dava il meglio di se stesso, io guardavo il cielo su in alto, davanti a me. Poi mi sono girata e ho cominciato a mugolare anch'io, ma di stupore. Sopra la cupola di San Biagio, più in alto e sulla sinistra, c'era una grossa sfera arancione, una luce immobile, vividissima. Sono rimasta pietrificata, estatica a guardare quella luce ferma immobile nel cielo nero. Plinio inizialmente ha provato a tirarmi via, ma quando si è accorto che non ci riusciva, stranamente si è messo tranquillo, seduto sulle zampe posteriori. Quanto tempo siamo rimasti lì? Non lo so quantificare, perché la mia fantasia stava volando ed era andata in tutt'altri lidi. Dieci minuti? Mezz'ora? Boh! Non lo saprò più, ma non dimenticherò mai quel globo arancione che mi ha fatto sognare mondi diversi, vite diverse. Poi a un certo punto la luce si è affievolita e dopo un attimo se ne è andato a forte velocità e dopo un attimo non si è visto più.
Ma i miei incontri ravvicinati non finiscono qui. Ce n'è stato uno molto prosaico accaduto circa due mesi fa. Entrati come al solito nel viale, dopo una brusca svolta a sinistra, Plinio ha cominciato ad abbaiare furiosamente verso un cipresso, tirandomi verso questo con tutta la sua forza. E' stato a quel punto che la luna ha illuminato un sedere nudo. Sì sì, proprio un sedere, che si stava ritirando su in tutta fretta,mentre il mio cane continuava ad abbaiare molto risentito, e una giovane ragazza straniera usciva fuori da dietro l'albero , molto impaurita, finendo di tirarsi su i pantaloni, e dicendomi con un sorriso disarmante: "Sorry". Non ho potuto fare altro che sorriderle, angurandole in cuore mio, che fosse riuscita a non bagnarsi le mutande. Ahahah!
Ma l'ultimo incontro ravvicinato non me l'aspettavo proprio! E' stato appena tre giorni fa, quando un grosso cinghiale mi ha attraversato la strada, proprio a pochi passi da me e dal mio cane che sarebbe da caccia, ma che in quel momento stava annusando qualcosa e non ha fatto caso neanche quando il bestione nero mi ha lanciato il suo anatema in idioma grufolese, prima di infrascare il suo grosso deretano tra gli arbusti. A quel punto Plinio si è svegliato e ha cominciato ad abbaiare furiosamente, ma per me l'ha fatto solo per salvare la faccia. E ora? Mi sono detta, Magari ce ne sono degli altri, e come ci muoviamo ci saltano addosso, e restavo lì impalata come un salame. Poi ho visto spuntare i fari di una macchina all'inizio del viale, e, vista la mia versatilità in materia,  dopo aver fatto un rapido calcolo algebrico- geometrico, mettendoci dentro rette, bisettrici, incognite, Achille e la tartaruga, me la sono data a gambe levate in senso opposto alla direzione della macchina, tirandomi dietro un segugio impazzito e con la certezza che si consolidava sempre di più in me ad ogni metro che facevo, che a settant'anni non si corre più come a venti. Questo nei miei calcoli non l'avevo previsto.

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