Ierisera, dopo tanto tempo che non uscivo più, a causa delle restrizioni imposte dal Covid, ho voluto fare un salto in paese, per scappare un attimo dallo stato di torpore in cui, complice anche l'inverno con la sua precoce notte, è così facile entrare....
Potrei concludere qui con poche semplici parole: un'esperienza da non ripetere.
Ma non posso, perché la mia breve passeggiata mi ha fatto tornare indietro nel tempo, in diversi momenti del tempo, e se da una parte è stata un'esperienza curiosa, dall'altra devo dire che non mi è piaciuta per niente.
Dopo aver posteggiato, mi sono avviata verso la porta principale dalla quale si cominciava a intravedere l'illuminazione natalizia. Menomale, mi sono detta, almeno mi ricreo un pò lo spirito! Ma l'illusione è stata breve, perché via via che procedevo lungo il corso, lo spettacolo dei negozi tutti chiusi, con le serrande abbassate, o con le luci spente, ha reso surreale tutte quelle lucine appese tra cielo e terra. Erano le cinque e mezzo di un mercoledì che in altri anni sarebbe stato completamente diverso, proprio perché un giorno che prelude già al Natale, in cui la strada sarebbe stata animata dal brusio, dalle risate delle persone che venivano a fare acquisti fermandosi davanti a negozi ricchi di oggetti, di luci e di decorazioni.
Invece il silenzio intorno a me era totale e di punto in bianco mi sono ritrovata in un passato ormai remoto, in cui mi muovevo proprio come ora, ma che guardavo con gli occhi di una bambina che sentiva crescere il magone dentro di sé e tornava precipitosamente a casa per dire al babbo e alla mamma: "Ma in che posto mi avete portato? Voglio andare via di qui immediatamente"......Poi le cose erano andate diversamente e mi ero innamorata di questo paese, fino a passarci la mia vita. Fino a rimpiangerne negli anni successivi, la sua tranquilla sonnolenza, che aveva ceduto alle esigenze di un turismo frettoloso.
Ed ero lì, dicevo, che guardavo, e mi trovavo fuori dal tempo, in un passato che sapevo non esistere più, ma che mi si ripresentava davanti, creato in poco tempo da questa pandemia che ancora non riusciamo a gestire e a vincere. Guardavo le luci di natale che cercavano di dare gioia a un paese che sembrava agonizzante. E questa cosa non mi è piaciuta per niente. Del resto non è stata solo un'impressione mia, perché dopo un pò sono passate due persone che, chiamate da un'altra che si è affacciata a una finestra si sono fermate un attimo a parlare e ho afferrato queste parole: "Eravamo venuti a fare acquisti, ma quest'atmosfera è surreale. Ci è
sembrato di entrare in un incubo".
Sono tornata indietro, perché sentivo che lì non avevo altro da fare, se non prendere freddo, e mentre ritornavo sui miei passi, mi è caduto l'occhio su una finestra illuminata della casa dove vivevo da bambina, e anche allora il passato si è impadronito di me, in maniera più dolce stavolta, ma non meno inopportuna, perché avevo fatto quella passeggiata, solo per cercare un pò di futuro, e invece avevo trovato solo un tempo sospeso.
Sono uscita dalla porta principale del paese e mi sono ritrovata in un altro passato. Più recente questo. Un passato prossimo, che si è spalmato sulla facciata di una chiesa e nella sua piazza antistante, che ora vedevo tutta buia, senza niente che ricordasse il Natale, mentre in altri tempi era stata piena di fermento di voci di ragazzi, di illuminazioni ardite, di capanne allestite per un presepio vivente e per altri presepi che lasciassero un messaggio a chi passava, perché i giovani, questi giovani che tutti considerano scriteriati hanno invece dentro di sé tanti tesori da dare agli altri ed è perciò che lei idee venivano fuori una dopo l'altra, dopo che si erano liberate dalla timidezza dei primi momenti, fino al punto che le stesse idee cambiavano forma fino a diventare ciò che erano veramente...sentimenti.
Non ho trovato più niente di tutto ciò, se non nel ricordo del passato, che non è più neanche mio, perché indietro non
si torna.
E chi ci vuole tornare? Mi sono detta, mentre montavo in macchina e mi ritrovavo finalmente nella mia vera dimensione, che è quella attuale, che non è bellissima è vero, che è tutta da ricostruire, è vero anche questo, ma che invece di guardare a un passato che la Covid ha reso ancora più remoto in un tempo brevissimo, deve guardare al futuro incerto che si prepara. Ci deve trovare forti questo futuro, forti e senza rimpianti, pronti a vivere la vita che si presenta, con l'obiettivo di renderla nuovamente bella. Sono i corsi e ricorsi della Storia dell'Uomo.
Una cosa è certa. La mia prossima visita in paese la farò di giorno, perché di notte se è vero che tutti i gatti sono bigi, con la luce del sole invece si riesce a cogliere tutte le sfumature, specialmente quelle che ci piacciono.
Mi rifiuto anche solo di intravedere per il domani il passato prossimo venturo che ho vissuto ieri sera, perché la vita deve cambiare continuamente, evolvere, in un'eterna rinascita dalle proprie ceneri.
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