sabato 26 dicembre 2020

Natale in punta di piedi

 Il Natale di quest'anno, per me è cominciato il 24 sera, durante la Messa celebrata dal Papa, che ho seguito da casa mia, trovandomi bene tra le mie bestioline, a mio agio con le cose familiari che mi circondavano, con i profumi del mangiare che stavo preparando per il giorno dopo. E subito mi sono accorta che stavo entrando nel Natale in punta di piedi.    In punta di piedi, con  passo leggero, come si fa quando si entra in una stanza nella quale non si sa chi e che cosa troveremo,e soprattutto, in silenzio. In effetti non mi sembrava nemmeno di essere alle porte col Natale, ma a una celebrazione in memoria delle tante vittime che ci sono state fino ad oggi, e siccome volevo rivolgere a loro e ai loro familiari il mio pensiero, questo era stato il mio intento e mi preparavo a viverlo così. 

Mai avrei pensato che invece un canto sarebbe stato il preludio a  colori e luce, ritrovati dopo mesi e mesi di profondo grigio. Quando voci virtuose si sono aperte e levate nel Gloria, in un canto che sentivo talentuoso e altisonante, improvvisamente un coro di voci giovani, vi si è sovrapposto con qualche stecca, accompagnato da un'orchestra fatta di un organo un pò scalcinato e di 3 chitarre volonterose.

Quel momento è stato come una pennellata di colore e di luce sulla mia tela  dallo sfondo grigio scuro che mi apprestavo a dipingere. Poi tutto è tornato come prima, la Messa è finita, io sono uscita dal Natale e sono rientrata nel silenzio della mia giornata che stava terminando, non prima di avere acceso la mia candela per l'attimo di una preghiera ogni volta diversa, come faccio ormai da quarantasei anni. E guardando la fiamma di quella candela  ho pensato alla vita fatta di tanti momenti mai uguali, momenti in cui mi sono sentita di volta in volta, fiduciosa, dubbiosa, invincibile, rassegnata, stanca, felice......fino a questo momento in cui le ho messo davanti la mia fragilità, che è la fragilità di tutto il mondo.

Ma quelle voci allegre che si sono sovrapposte per un attimo, a quelle più serie che intonavano un Gloria che per me era triste,....quelle voci sono rimaste, e ogni tanto sono riaffiorate, fino a trasformarsi in "Oh happy day" e in un'altra pennellata di colore sulla mia tela.

Quando sono andata a letto, ho sentito chiaramente che la vigilia di questo Natale, avvolta nel silenzio di un lungo momento che raccoglie in sé il pianto e il dolore di tante persone, la paura e la solitudine di tante altre, era fatta anche di qualche altra cosa, anche se non sapevo darle un nome. 

La mattina di Natale, la sveglia del mio cellulare è suonata come tutti i giorni alle sette, e così nel momento in cui l'ho preso in mano per tacitarla, ho visto che avevo un messaggio su WhatsApp. L'ho aperto e una chitarra in mano a  un volto noto ha suonato per me e non solo per me "Oh happy day" ed è stato come se un'ondata di confortante calore mi percorresse tutta, per sciogliere quel ghiaccio che avevo dentro.

E così è passata la mia giornata nel tentativo di portare a termine una tela immaginaria, che somigliava sempre di più a un tramonto, o a un alba chissà,


colorata dal grigio del silenzio irreale che sentivo per le strade e da pennellate colorate, date di volta in volta da un ricordo, da una telefonata di qualche amico, e più che altro dal tempo passato a parlare con i miei cari, anche se con qualcuno di loro, da molto lontano. Pennellate vivide e dorate, piene di luce quelle, specialmente quelle in cui la mano è stata guidata dalle voci e dalla confusione dei più piccoli. Ed è stato quando abbiamo parlato tutti insieme, solo con la gioia di esserci, di ritrovarci, al di là del tempo e dello spazio, e da tutto ciò che essi portano con sé, che ho capito che quello era il mio Natale, il regalo che più di ogni altro avevo desiderato da tanto tempo.

Sono entrata in punta di piedi anche in quel momento, senza perderne un attimo, e sempre in punta di piedi, senza fare rumore, per non turbare quell'attimo mi sono incamminata nel mio presepio immaginario,  nelle vesti di un pastore del mio tempo che va incontro al Mistero. E mi sono resa conto che anche gli altri, le persone a me care, gli amici, gli sconosciuti, il mondo intero, io stessa,  non siamo altro che pastori erranti che cercano lo stesso Mistero, che ha tanti nomi, per dare un senso a questa vita, al suo dolore, alle sue prove, alla sua gioia, alla sua bellezza.

La mia tela fatta di pennellate incoerenti, senza un'apparente senso è davanti ai miei occhi. La guardo dentro di me, senza riuscire a capire cosa vuole dirmi. Eppure lì dentro c'è tutta la mia vita. 

Ieri ho provato a scrivere tutte le sensazioni strane che mi ha lasciato questo Natale. Non ci sono riuscita perché  neanche io le ho capite  fino in fondo.

Oggi, con la luce del nuovo giorno, ci ho provato. E forse ciò che non avevo capito la sera della vigilia, quel qualcosa che c'era ma non riuscivo a vedere, era proprio l'attesa della luce del nuovo giorno. Non lo so! Quello che so però è che a dispetto di questo lungo, lunghissimo periodo drammatico, il Natale trova sempre il modo di manifestarsi a ciascuno di noi,  all'improvviso e in maniera diversa e coinvolgente.

Buon  Natale a tutti.

 



giovedì 10 dicembre 2020

Passato prossimo venturo

 Ierisera, dopo tanto tempo che non uscivo più, a causa delle restrizioni imposte dal Covid, ho voluto fare un salto in paese, per scappare un attimo dallo stato di torpore in cui, complice anche l'inverno con la sua precoce notte, è così facile entrare....

Potrei concludere qui con poche semplici parole: un'esperienza da non ripetere.

Ma non posso, perché la mia breve passeggiata mi ha fatto tornare indietro nel tempo, in diversi momenti del tempo, e se da una parte è stata un'esperienza curiosa, dall'altra devo dire che non mi è piaciuta per niente.

Dopo aver posteggiato, mi sono avviata verso la porta principale dalla quale si cominciava a intravedere l'illuminazione natalizia. Menomale, mi sono detta,  almeno mi ricreo un pò lo spirito! Ma l'illusione è stata breve, perché via via che procedevo lungo il corso, lo spettacolo dei negozi tutti chiusi, con le serrande abbassate, o con le luci spente, ha reso surreale tutte quelle lucine appese tra cielo e terra. Erano le cinque e mezzo di un mercoledì che in altri anni sarebbe stato completamente diverso, proprio perché un giorno che prelude già al Natale, in cui la strada sarebbe stata animata dal brusio, dalle risate delle persone che venivano a fare acquisti fermandosi davanti a negozi ricchi di oggetti, di luci e di decorazioni. 

Invece il silenzio intorno a me era totale e di punto in bianco mi sono ritrovata in un passato ormai remoto, in cui mi muovevo proprio come ora, ma che guardavo con gli occhi di una bambina che sentiva crescere il magone dentro di sé e tornava precipitosamente a casa per dire al babbo e alla mamma: "Ma in che posto mi avete portato? Voglio andare via di qui immediatamente"......Poi le cose erano andate diversamente e mi ero innamorata di questo paese, fino a passarci la mia vita. Fino a rimpiangerne negli anni successivi, la sua tranquilla sonnolenza, che aveva ceduto alle esigenze di un turismo frettoloso.

Ed ero lì, dicevo, che guardavo, e mi trovavo fuori dal tempo, in un passato che sapevo non esistere più, ma che mi si ripresentava davanti, creato in poco tempo da questa pandemia che ancora non riusciamo a gestire e a vincere. Guardavo le luci di natale che cercavano di dare gioia a un paese che sembrava agonizzante. E questa cosa non mi è piaciuta per niente. Del resto non è stata solo un'impressione mia, perché dopo un pò sono passate due persone che, chiamate da un'altra che si è affacciata a una finestra si sono fermate un attimo a parlare e ho afferrato queste parole: "Eravamo venuti a fare acquisti, ma quest'atmosfera è surreale. Ci è
sembrato di entrare in un incubo". 


Sono tornata indietro, perché sentivo che lì non avevo altro da fare, se non prendere freddo, e mentre ritornavo sui miei passi, mi è caduto l'occhio su una finestra illuminata della casa dove vivevo da bambina, e anche allora il passato si è impadronito di me, in maniera più dolce stavolta, ma non meno inopportuna, perché avevo fatto quella passeggiata, solo per cercare un pò di futuro, e invece avevo trovato solo un tempo sospeso.

Sono uscita dalla porta principale del paese e mi sono ritrovata in un altro passato. Più recente questo. Un passato prossimo, che si è spalmato sulla facciata di una chiesa e nella sua piazza antistante, che ora vedevo tutta buia, senza niente che ricordasse il Natale, mentre in altri tempi era stata piena di fermento di voci di ragazzi, di illuminazioni ardite, di capanne allestite per un presepio vivente e per altri presepi che lasciassero un messaggio a chi passava, perché i giovani, questi giovani che tutti considerano scriteriati hanno invece dentro di sé tanti tesori da dare agli altri ed è perciò che lei idee venivano fuori una dopo l'altra, dopo che si erano liberate dalla timidezza dei primi momenti, fino al punto che le stesse idee cambiavano forma fino a diventare ciò che erano veramente...sentimenti.

Non ho trovato più niente di tutto ciò, se non nel ricordo del passato, che non è più neanche mio, perché indietro non
si torna.

E chi ci vuole tornare? Mi sono detta, mentre montavo in macchina e mi ritrovavo finalmente nella mia vera dimensione, che è quella attuale, che non è bellissima è vero, che è tutta da ricostruire, è vero anche questo, ma che invece di guardare a un passato che la Covid ha reso ancora più remoto in un tempo brevissimo, deve guardare al futuro incerto che si prepara. Ci deve trovare forti questo futuro, forti e senza rimpianti, pronti a vivere la vita che si presenta, con l'obiettivo di renderla nuovamente bella. Sono i corsi e ricorsi della Storia dell'Uomo.

Una cosa è certa. La mia prossima visita in paese la farò di giorno, perché di notte se è vero che tutti i gatti sono bigi, con la luce del sole invece si riesce a cogliere tutte le sfumature, specialmente quelle che ci piacciono.

Mi rifiuto anche solo di intravedere per il domani il  passato prossimo venturo che ho vissuto ieri sera, perché la vita deve cambiare  continuamente, evolvere, in un'eterna rinascita dalle proprie ceneri.