Il Natale di quest'anno, per me è cominciato il 24 sera, durante la Messa celebrata dal Papa, che ho seguito da casa mia, trovandomi bene tra le mie bestioline, a mio agio con le cose familiari che mi circondavano, con i profumi del mangiare che stavo preparando per il giorno dopo. E subito mi sono accorta che stavo entrando nel Natale in punta di piedi. In punta di piedi, con passo leggero, come si fa quando si entra in una stanza nella quale non si sa chi e che cosa troveremo,e soprattutto, in silenzio. In effetti non mi sembrava nemmeno di essere alle porte col Natale, ma a una celebrazione in memoria delle tante vittime che ci sono state fino ad oggi, e siccome volevo rivolgere a loro e ai loro familiari il mio pensiero, questo era stato il mio intento e mi preparavo a viverlo così.
Mai avrei pensato che invece un canto sarebbe stato il preludio a colori e luce, ritrovati dopo mesi e mesi di profondo grigio. Quando voci virtuose si sono aperte e levate nel Gloria, in un canto che sentivo talentuoso e altisonante, improvvisamente un coro di voci giovani, vi si è sovrapposto con qualche stecca, accompagnato da un'orchestra fatta di un organo un pò scalcinato e di 3 chitarre volonterose.
Quel momento è stato come una pennellata di colore e di luce sulla mia tela dallo sfondo grigio scuro che mi apprestavo a dipingere. Poi tutto è tornato come prima, la Messa è finita, io sono uscita dal Natale e sono rientrata nel silenzio della mia giornata che stava terminando, non prima di avere acceso la mia candela per l'attimo di una preghiera ogni volta diversa, come faccio ormai da quarantasei anni. E guardando la fiamma di quella candela ho pensato alla vita fatta di tanti momenti mai uguali, momenti in cui mi sono sentita di volta in volta, fiduciosa, dubbiosa, invincibile, rassegnata, stanca, felice......fino a questo momento in cui le ho messo davanti la mia fragilità, che è la fragilità di tutto il mondo.
Ma quelle voci allegre che si sono sovrapposte per un attimo, a quelle più serie che intonavano un Gloria che per me era triste,....quelle voci sono rimaste, e ogni tanto sono riaffiorate, fino a trasformarsi in "Oh happy day" e in un'altra pennellata di colore sulla mia tela.
Quando sono andata a letto, ho sentito chiaramente che la vigilia di questo Natale, avvolta nel silenzio di un lungo momento che raccoglie in sé il pianto e il dolore di tante persone, la paura e la solitudine di tante altre, era fatta anche di qualche altra cosa, anche se non sapevo darle un nome.
La mattina di Natale, la sveglia del mio cellulare è suonata come tutti i giorni alle sette, e così nel momento in cui l'ho preso in mano per tacitarla, ho visto che avevo un messaggio su WhatsApp. L'ho aperto e una chitarra in mano a un volto noto ha suonato per me e non solo per me "Oh happy day" ed è stato come se un'ondata di confortante calore mi percorresse tutta, per sciogliere quel ghiaccio che avevo dentro.
E così è passata la mia giornata nel tentativo di portare a termine una tela immaginaria, che somigliava sempre di più a un tramonto, o a un alba chissà,
colorata dal grigio del silenzio irreale che sentivo per le strade e da pennellate colorate, date di volta in volta da un ricordo, da una telefonata di qualche amico, e più che altro dal tempo passato a parlare con i miei cari, anche se con qualcuno di loro, da molto lontano. Pennellate vivide e dorate, piene di luce quelle, specialmente quelle in cui la mano è stata guidata dalle voci e dalla confusione dei più piccoli. Ed è stato quando abbiamo parlato tutti insieme, solo con la gioia di esserci, di ritrovarci, al di là del tempo e dello spazio, e da tutto ciò che essi portano con sé, che ho capito che quello era il mio Natale, il regalo che più di ogni altro avevo desiderato da tanto tempo.
Sono entrata in punta di piedi anche in quel momento, senza perderne un attimo, e sempre in punta di piedi, senza fare rumore, per non turbare quell'attimo mi sono incamminata nel mio presepio immaginario, nelle vesti di un pastore del mio tempo che va incontro al Mistero. E mi sono resa conto che anche gli altri, le persone a me care, gli amici, gli sconosciuti, il mondo intero, io stessa, non siamo altro che pastori erranti che cercano lo stesso Mistero, che ha tanti nomi, per dare un senso a questa vita, al suo dolore, alle sue prove, alla sua gioia, alla sua bellezza.
La mia tela fatta di pennellate incoerenti, senza un'apparente senso è davanti ai miei occhi. La guardo dentro di me, senza riuscire a capire cosa vuole dirmi. Eppure lì dentro c'è tutta la mia vita.
Ieri ho provato a scrivere tutte le sensazioni strane che mi ha lasciato questo Natale. Non ci sono riuscita perché neanche io le ho capite fino in fondo.
Oggi, con la luce del nuovo giorno, ci ho provato. E forse ciò che non avevo capito la sera della vigilia, quel qualcosa che c'era ma non riuscivo a vedere, era proprio l'attesa della luce del nuovo giorno. Non lo so! Quello che so però è che a dispetto di questo lungo, lunghissimo periodo drammatico, il Natale trova sempre il modo di manifestarsi a ciascuno di noi, all'improvviso e in maniera diversa e coinvolgente.
Buon Natale a tutti.