Si entra e la penombra ci avvolge. E' istintivo, proprio istintivo alzare immediatamente gli occhi per andare a cercare la luce, e nel fare questo il tuo sguardo sale per le alte colonne le sfiora per perdersi subito nella bellezza degli archi perfettamente statici e allo stesso tempo così dinamici che sembra parlino di fuga verso l'alto, verso altri mondi, verso l'oltre.
E capisci subito di essere entrato in un luogo particolare, dove la quotidianità rimane fuori dai portoni, perché ti accorgi immediatamente che lì dentro c'è un trinomio perfetto ovunque si posa lo sguardo.
Fede, Scienza,Arte, sono i suoi componenti, e li vedi in ogni dove. Hai cominciato a intravederli nella meridiana sulla facciata, ma ora li trovi nel rosone, nel cui centro, all'equinozio di primavera entra il sole e manda un raggio che andrà a posarsi sul crocifisso del Masaccio, un affresco nel quale ritrovi anche Piero Della Francesca e i suoi colori, qui più smorzati. Li vedi nel Cristo del Brunelleschi, e in quello di Giotto, li ammiri negli affreschi del Ghirlandaio e chissà di quanti altri artisti che non conosciamo,e che hanno lasciato la loro firma, l' impronta di modi di essere e di concepire l'esistenza,il corpo umano, lo spirito divino. Messaggi per i posteri, nei quali si cerca di dare l'interpretazione del senso della vita, anche quando si dice che la vita un senso non ce l'ha.
Anche la Sacrestia ha in sè questo trinomio, il senso del divino che raccoglie al suo interno l'arte dell'uomo e la razionalità della scienza che lì parla tutta di numero aureo. Niente è stato lasciato al caso, e tutto è stato concepito per entrare nella mente dell'uomo di ogni generazione. Perché anche il divino entra prima nella mente dell'uomo, per poi arrivare al cuore, anche se non al cuore di tutti.
Volgi lo sguardo all'altar maggiore e rimani incantato, perché scopri una cattedrale nella cattedrale e lo sguardo rimane abbagliato da tanta magnificenza, mentre senti che una pace diversa ti entra dentro e ti fa estraniare da tutti quelli che sono intorno. Poi giri dietro, per andare a vedere meglio le magnifiche vetrate, che hanno in sé una modernità che sarà tale anche tra mille anni e rimani stupito dal Coro, da quegli scranni, dall'enorme leggìo che troneggia davanti a loro. Quante voci si sono innalzate da lì. Quante parole, quanti canti.....
Infine scendi nella cripta e trovi altre colonne, altre volte più basse, ma sempre con quel bianco e nero alternato che si è già rincorso per tutta la Basilica e ti ha seguito fino qui, fino ad affacciarsi nei chiostri che si susseguono più grandi e più piccoli, arricchiti di secolari o forse già millenari cipressi. Anche qui Fede, Scienza, Arte si rincorrono, si fondono, si liberano andando ciascuna nel luogo più congeniale. Una meraviglia per gli occhi e per l'anima. Fino alla porta del museo, dove ai fini ricami delle pianete, si contrappongono le cesellature degli argenti, mentre da due grandi tele sapientemente illuminate, sembrano materializzarsi i personaggi dell'Ultima cena, con un'intensità così forte, che induconoa pensare che debbano scendere dai posti che occupano per unirsi a noi.. Lì è tutto sobrio, perché deve parlare solo il contenuto delle teche. E parla, parla, specialmente attraverso il busto di due donne, che hanno uno sguardo particolarmente suggestivo e il volto soffuso di una dolce malinconia. E non puoi quasi credere che quei grandi spazi,oggi adibiti a museo, una volta fossero solo il refettorio per una moltitudine grandissima di frati. Domenicani, naturalmente!E il bianco e nero alternati non sono altro che un potente messaggio che parte dalla loro Regola per arrivare in ogni luogo di questa splendida Basilica, per indurci a pensare.
Il tempo corre, o forse siamo solo noi che corriamo mentre la terra gira nel tempo immobile, chissà! Ma cambia poco, perché è ora di uscire, di tornare nel tuo mondo che ti accoglie come sempre, con rumore.
E' passata solo un'ora ma quanto è stata intensa anche per una persona profana come me, che però istintivamente sa riconoscere il bello, la perfezione, e sente senza saperlo spiegare neanche a se stessa, che quell'ora è stata importante.