venerdì 11 aprile 2025

Geppetto e l'Idea

Quando devo riflettere su qualcosa di importante, sembrerà strano, ma le risposte le trovo quasi sempre nel libro di Pinocchio.


 Chi non conosce Pinocchio?

E gli altri fantastici personaggi che fanno parte della sua storia?

 Fantastci è vero, ma tutti molto concreti, oserei dire reali, se proviamo a trasferirli nella nostra vita. La Fata turchina chi altri è se non la mamma dolce e protettiva eppure severa quando occorre? il Gatto e La volpe, personaggi accattivanti, oserei dire affascinanti ,non sono forse le persone che molte volte entrano nella strada dei ragazzi e non solo, per spingerli verso cose errate? Lucignolo, l'amico con più esperienza, che trasmette il suo pensiero dominante verso i ragazzi più ingenui e li rende propri sudditi, non è forse l'idolo di molti adolescenti? Il Grillo parlante che è la coscienza inascoltata di chi è giovane e vuole scoprire la vita, non è sicuramente quella voce che non vogliamo ascoltare, specialmente quando siamo giovani?

 E poi ci sono tanti altri personaggi meno visibili, ma non per questo meno presenti nella vita di ciascuno di noi mentre si cresce, e non illudiamoci, anche quando siamo già cresciuti. 

Per arrivare infine alla Balena o al Pescecane, come ciascuno è abituato a conoscerlo, il mostro che alla fine ci inghiotte, ma dal quale ci si può salvare, se c'è coraggio e determinazione.

Ho saltato qualcuno? Ebbene sì, ma non perché me ne sia dimenticata, ma in quanto ho voluto tenerlo proprio per ultimo, dato che,  in definitiva il personaggio principale di questa storia per quanto mi riguara  è lui, proprio lui, Geppetto.

Già! Perché Pinocchio, senza Geppetto, non sarebbe mai stato pensato, non sarebbe mai stato realizzato, non sarebbe mai esistito. Potenza del Pensiero!

Perché si tratta di pensiero, e questo pensiero si può e si deve chiamare idea.

Pinocchio era solo un comune pezzo di legno, ma Geppetto cominciò a rigirarselo tra le mani e così facendo parlava tra se' e se', domandandosi cosa sarebbe potuto diventare quel pezzo di legno, e così ragionando alla fine scaturì l'idea. Guizzò fuori dalla sua testa come una scintilla luminosa e cominciò a prendere forma, a concretizzarsi, insomma a definirsi matereialmente, anche prima che le abili mani dell'uomo, lo piallassero, lo limassero e lo rendessero ciò che alla fine divenne: Pinocchio. 


Ma anche Geppetto , finito quel lavoro divenne qualcosa di più e di diverso. Pur restando ciò che era sempre stato,oltre che a essere uomo, divenne padre di un'idea, della sua idea.

Ci sono figli nati dall'unione di due persone, ai quali verrà dato un nome e che crescendo diventeranno parte di una società, ciascuno col proprio talento, e ci sono figli nati dalla mente, che inizialmente si chiamano idee e che un giorno avranno un nome e diventeranno parte piccola o grande del mondo, arricchendolo di loro stesse.

Pinocchio era figlio della mente di Geppetto e inizialmente fu un idea, finché Geppetto fu  solo un falegname, ma  divenne figlio, quando Geppetto lo chiamò per nome.

E così è per tutte le idee che scaturiscono dal pensiero dell'uomo, quando quest'ultimo decide di portarle avanti fino al punto di chiamarle per nome e diventarne padre.

E ogni padre, nel momento in cui lo diventa, sa che dovrà seguire la crescita dei propri figli, non solo quelli nati dall'amore, ma anche quelli scaturiti dal pensiero. E ogni padre sa, che dai propri figli avrà gioie e delusioni, dolcezza e amarezza, rifiuto e vicinanza,  e fino al momento che il figlio sarà cresciuto abbastanza da entrare a pieno diritto nel mondo, il padre non lo abbandonerà, lo seguirà, si sacrificherà, gioirà con lui e con lui piangerà, ma mai rifiuterà qualcosa che è nato dalla sua carne o dalla sua mente.

Pensate! Geppetto ha fatto tutto questo fin dall'inizio, fin da quando Pinocchio non ancora terminato gli rifilò un calcio negli stinchi e successivamente gli fece una pernacchia, e non contento lo fece arestare dalle guardie. E ha continuato a farlo sempre, con costanza, fiducia  e silenzio,  ricostruendogli i piedi bruciati,  restando digiuno per insegnare al suo rampollo presuntuoso l'arte di vivere attraverso i torsoli di tre pere, o vendendo la casacca per comprargli l'abbecedario, perché lui potesse imparare a leggere e scrivere, fino al sacrificio più estremo che fu quello di andare con una barchetta grande come un guscio di noce, in un mare tempestoso, per cercare nuovamente suo figlio e guadagnare una riva per continuare a credere che la scintilla che si era materializzata in un figlio, non ancora perfettamente compiuto, potesse avere il suo posto nel mondo.

Si sa! I figli imparano l'arte di crescere attraverso tante peripezie, non tutte giuste, e più che altro si muovono in qua e in là, senza regole fisse, perché ancora non sanno quale è la strada giusta. Tra l'altro si muovono in una società dove tutti cercano di primeggiare e di dirsi più bravi di altri, e un padre ha tanto lavoro da fare per proteggere il proprio figlio dalle trappole insidiose, tese dal protagonismo, dall'indifferenza e dal cinismo che avvolge il mondo. Ma sa che lo farà.     

 Geppetto diventò padre in un giorno imprecisato della sua vita, e infine in un giorno imprecisato della sua vita, Pinocchio diventò figlio.

Le idee sono doni, che non a tutti è dato avere. Ma è dalle idee,figlie del pensiero specialmente da tutte le idee volte al bene dell'umanità, che nasce il futuro.

 

lunedì 7 aprile 2025

Itaca

 Athena, secondo la mitologia, nacque dalla testa di Zeus. Oggi potremmo dire dalla sua mente e nacque già vestita di armatura, scudo e lancia. Fu chiamata dea della guerra, ma molto di più fu dea della Sapienza, e nacque armata, per poter difendere proprio la sapienza, (che l'uomo cerca, per conoscere il senso della vita oltre a  quello dell'esistenza), dagli attacchi delle invidie, delle gelosie, degli opportunismi e dell'indifferenza.

 E per questo la troviamo sempre vicino a Ulisse, quando lui cominciò il suo lungo viaggio verso Itaca, attraverso innumerevoli peripezie, donandogli la protezione e gli insegnamenti che avrebbero condotto lo stesso Odisseo oltre che alla conoscenza, verso la saggezza,

E' una metafora della vita,che questa splendida poesia, fa vivere in maniera individuale al pensiero di ciascuno

 

Itaca

Se ti metti in viaggio per Itaca
augurati che sia lunga la via,
piena di conoscenze e d’avventure.
Non temere Lestrigoni e Ciclopi
o Posidone incollerito:
nulla di questo troverai per via
se tieni alto il pensiero, se un’emozione
eletta ti tocca l’anima e il corpo.
Non incontrerai Lestrigoni e Ciclopi,
e neppure il feroce Posidone,
se non li porti dentro, in cuore,
se non è il cuore a alzarteli davanti.
Augurati che sia lunga la via.
Che siano molte le mattine estive
in cui felice e con soddisfazione
entri in porti mai visti prima;
fa’ scalo negli empori dei Fenici
e acquista belle mercanzie,
coralli e madreperle, ebani e ambre,
e ogni sorta d’aromi voluttuosi,
quanti più aromi voluttuosi puoi;
e va’ in molte città d’Egitto,
a imparare, imparare dai sapienti.
Tienila sempre in mente, Itaca.
La tua meta è approdare là.
Ma non far fretta al tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni;
e che ormai vecchio attracchi all’isola,
ricco di ciò che guadagnasti per la via,
senza aspettarti da Itaca ricchezze.
Itaca ti ha donato il bel viaggio.
Non saresti partito senza lei.
Nulla di più ha da darti.
E se la trovi povera, Itaca non ti ha illuso.
Sei diventato così esperto e saggio,
e avrai capito che vuol dire Itaca.

Konstantinos Kavafis

giovedì 27 marzo 2025

le 72 ore

 

 

 

Il kit UE per le 72 ore : 

documenti di identità in una confezione impermeabile, cibo liofilizzato,  una torcia, un coltellino svizzero, fiammiferi e accendino, medicine e cibo in scatola. E ovviamente del contante, perché nel mezzo di una crisi il cash è sovrano e la tua carta di credito può essere solo un pezzo di plastica, un mazzo di carte, un caricabatterie e una power bank per il cellulare, senza dimenticare gli occhiali da vista. "

Quando l'ho letto, da Scout mi sono sentita molto gratificata, perché mi sono detta:

"Ma questo è tutto l'occorrente che mettiamo nei nostri zaini, quando andiamo a fare l'Hike! Con l'aggiunta anche di qualcosa in più, tipo qualcosa per potabilizzare l'acqua, casomai si rimanesse senza, un po' di cordino, un rotolo di carta igienica, e altre cosette varie!"

Ma si sa, noi Scout abbiamo fatto esperienza da ormai tanti anni e il bisogno aguzza l'ingegno e siamo diventati esperti, magari aggiungendo anche una carta dei sentieri e una bussola, nel caso si smarrisca il percorso tracciato e ci si perda, cosa che comunque accade ogni tanto.

Che dire di più? Mi sono sentita in famiglia.

mercoledì 26 marzo 2025

Vorrei....

 

Vorrei tornare ad essere bambina

E se qualcuno proprio non mi va

Vorrei potergli dire “Tu fatti un po’ più in là”

(tratto da Vorrei tornare ad essere bambina di KB)

 

Vorrei, oh! come vorrei, poterlo fare con l'innocenza dei bambini, che non pensano al dopo, non si fanno scrupoli a dimostrare la loro antipatia, non esitano a manifestare la loro contrarietà e la loro condanna verso situazioni e atteggiamenti inqualificabili, semplicemente rifiutando se stessi a coloro che istintivamente vogliono allontanare.

 Dura poco quell'età, ma è da quell'età che l'uomo  dovrebbe apprendere gli insegnamenti che i bambini sanno dare, per trovare il coraggio di imparare a vivere. 

Ma vivere davvero, con tutto ciò che comporta questa parola che racchiude i valori più alti della nostra umanità.

E se dura poco quell'età, non è certo colpa del bambino, ma dell'adulto che gli insegna a coprire i propri sentimenti in nome del compromesso, potente scheletro della società.

Come mi manca oggi quella bambina!

 


domenica 16 marzo 2025

Il vento di Ventotene

 
Fu quando frequentavo la scuola media nel lontano 1964,  che cominciai a sentire parlare di Unione Europea. Improvvisamente opuscoli e libretti vari apparvero nelle nostre aule e ci furono consegnati senza tante spiegazioni da parte dei professori, se non quella di un progetto futuro, e con nessuna domanda da noi ragazzi. Ci contentammo di prendere i libretti. 

Ricordo che lessi qualcosa, senza capirci molto e l'unica cosa che mi rimase impressa allora, fu che ci sarebbe stata una lingua comune a tutti gli Stati europei partecipanti. Questa lingua si chiamava Esperanto e a dimostrazione di che cosa si trattasse, era riportata una frase, che mi è rimasta sempre impressa: la bona kato trinkas rapide, che si traduce, il bravo gatto beve rapidamente.

Quando la lessi, mi venne subito da ridere e la considerai una frase molto stupida, poi però pensai che a studenti più grandi forse era stato proposto una frase più incisiva, e non ci pensai più.

Non ci pensai più per tanto tempo, anche perché passarono mesi e mesi senza che si sapesse più niente dell'Unione Europea, o forse non lo sapevo io, che nel frattempo crescevo e vivevo la vita che mi si apriva davanti con tutti i problemi esistenziali legati solamente alla mia persona e alla mia verde età. Insomma il mondo girava intorno a me.

Io ero Italiana, e questo era un dato di fatto, ma anche da quel punto di vista, per un lungo periodo, tutto si limitava a questo. Per quanto mi riguardava mi contentavo di esistere, sospesa sui problemi e i cambiamenti del mondo che si avvicendavano sotto di me. 



Passò il   '68, passò il Vietnam, passarono tante cose. Passò anche la caduta del Muro di Berlino. Con quello passò anche la mia lunga gioventù, nel senso che ormai decisamente adulta e madre di tre figli, cominciai a guardare al futuro non per me ma per loro, per le loro prospettive e le loro aspettative. Insomma cominciai a tornare con i piedi per terra e a sperare in un mondo migliore di quello su cui stavo camminando. La vita con me in quegli anni e in quelli che avevano seguito, aveva fatto la sua parte e mi aveva insegnato tante cose, anche troppe in verità. In quel periodo l'Unione Europea apparve sempre più spesso nei dicorsi politici e non e anche nei miei.. 

A me sembrava ancora un bel sogno che speravo si traducesse in realtà. Se non potevo essere cittadina del mondo, sarei stata contenta di diventare cittadina europea e non solo italiana. L'Europa, mi rendevo conto, aveva un potenziale altissimo, fatto di cultura,di arte, di storia di tradizioni, di tecnologia, un potenziale che avrebbe potuto diventare una molla propulsiva che ci avrebbe messo sullo stesso piano delle grandi potenze mondiali.

 E finalmente l'Unione Europea fece il suo primo vagito e io mi resi conto che erano passati tanti anni da quando avevo sentito parlare di lei sui banchi di scuola e capii che proprio come un bambino avrebbe avuto bisogno di essere guidata, sorretta, fatta crescere, e infine lasciata camminare da sola, proprio come fa un bambino che si avvia su gambe dapprima incerte e poi sempre più sicure sulla strada che lo condurrà a diventare persona adulta. Passo dopo passo.

Oggi il bambino è diventato grande e si appresta a camminare per la strada che nacque nell'isola di Ventotene dal grande sogno di un uomo che si chiamava Altiero Spinelli. Ma può un sogno restare confinato sulle sponde di una picola isola? Il sogno volò sulle ali del vento e dilagò nell'Europa, che cercava una nuova dimensione e un nuovo futuro.

Oggi per la prima volta, anch'io ho sentito quel vento che non ha mai smesso di incitare a cercare ciò che unisce invece che ciò che divide. 

Forse oggi, in questi giorni strani che stiamo vivendo, nonostante le difficoltà, le incomprensioni, i diversi modi di pensare, le idee diverse dei vari popoli europei, è stato capito che è più bello camminare insieme, perché i passi dei tanti possano sincronizzarsi fino a diventare un unico passo di un Continente che vuole camminare nella Pace.

L'Esperanto non verrà adottato sicuramente, ma "la bona kato trinkas rapide", resterà dentro di me come il ricordo di un progetto cominciato tanti, tanti anni fa, e oggi forse arrivato a compimento.    

mercoledì 5 marzo 2025

Scritta in Latino

 Numquam est fideli cum potente societas: testatur haec fabella propositum meum.

Vacca et capella et patiens ovis iniuriae socii fuere cum leonis in saltibus.

Hi cum cepisset cervum vastis corporis, sic est locutus, partibus factis, leo: "ego primam tollo, nominor quoniam leo; secundam, quia sum socius, tribuetis mihi; tum, quia plus valeo, me sequetur tertia; malo afficietur si quis quartam tetigerit".

Sic totam praedam sola improbitas abstulit.

 

Esopo e successivamente Fedro

A dimostrazione che le Fabulae parlano di realtà sempre attuali e ciascuno  traduca questa come meglio crede, secondo il proprio pensiero


lunedì 3 febbraio 2025

C'era una volta......


 Proprio così! C'era una volta il giornalino di carta.

Che non era un giornalino come tutti gli altri, nel senso che non era usato per fare politica, o gossip, ma soltanto per scrivere cose che venivano veramente e intensamente vissute nei luoghi di appartenenza, dal quale usciva furtivamente, specialmente nei primi tempi di pubblicazione, quasi si vergognasse.

Non vi aspettate che ci scrivessero penne blasonate, anche se qualcuna alla fine c'è stata,ma ogni articolino pubblicato parlava di fermento, di attività, di voglia di esserci e di stare insieme, e allora ciò che forse si perdeva in qualità letteraria, si acquistava in vivacità di contenuti, in semplicità di comunicazione, in gioia dei fatti vissuti in un mese.

Chi non ricorda il giornalino che pubblicavano gli studenti, magari una volta all'anno,con i nomi più strampalati, uno che ricordo bene si intitolava I Brinzelloni, dove venivano raccolti gli articoli scritti via via, per ricordare eventi o situazioni simpatiche in cui studenti e professori incappavano durante l'anno scolastico? Me ne è capitato uno sott'occhio proprio recentemente, e mi ha fatto fare belle risate, specialmente guardando le vignette allegoriche che qualcuno bravo in disegno, aveva fatto all'acido muriatico, dei professori. Bei tempi quelli!

Insieme a quello ho ritrovato anche un giornalino scritto dai Lupetti degli scout. Si intitolava "Oltre l'arcobaleno", un piccolo giornalino dove bambini dagli otto agli undici anni scrivevano articolini, sulle uscite che venivano fatte. Avventure che  rimangono per tutta la vita e che tornano nitide davanti agli occhi, rileggendo quelle poche righe, dove gli errori di ortografia e non solo, ne garantivano l'autenticità. Mi è venuto spontaneo un moto di allegria quando ho letto che un lupetto non aveva potuto mangiare la minestra di fagioli,(sbobba abituale degli scout) perché i fagioli gli davano problemi al  tendine di Achille. 

E che dire del giornalino parrocchiale?

Questi giornalini nascevano in tutte le parrocchie,  non fose altro che per pubblicare gli orari delle Messe, e delle varie liturgie  che venivano svolte all'interno della Parrocchia. Un foglio  ripiegato era l'inizio di un giornalino che veniva messo in Chiesa, in modo che chi voleva poteva sempre prendere visione degli orari e leggere un invito da parte del Parroco a scrivere. 

Stava poi alla fantasia, alla creatività, alla voglia di fare dei parrocchiani, cominciare ad arricchirlo, con articoli che a volte erano riflessioni  spirituali, altre volte semplicemente sulla vita, oppure con poesie, piccoli racconti, ricette di cucina e tant'altro.

Ho trovato in tante chiese dei giornalini veramente interessanti e di piacevole lettura, che nel tempo crescevano arricchendosi anche di penne più brave, che parlavano di letteratura e di cultura in generale, ma ho dovuto sempre constatare che se non c'era un buon ricambio generazionale, qualunque giornalino era destinato a implodere lentamente e a sparire.

Poi è arrivato Internet  e la pubblicazione on line. Comoda, è vero, anche bella, è vero, perché ci si può sbizzarrire nella scrittura, nelle immagini, nei colori. Ma che parla così tanto di solitudine! E così il giornalino, qualsiasi giornalino, arriva da tutte le parti e da nessuna parte, e lentamente, ma neanche tanto, scompare, dietro la profusione di altre letture più immediate e più accattivanti.

Chissà quanti giornalini sono nati una volta, quando la gente si trovava, parlava, discuteva e sentiva la necessità di esprimersi affidando il pensiero serio o goliardico che fosse, a un foglio di carta! Era bello essere insieme a impaginare articoli, ad assemblare fogli,a fare risate,  mentre l'odore di inchiostro e di stampa si diffondeva per la stanza, insieme a progetti per il futuro non solo mio o tuo, ma nostro, di tutti. Potere dei giornalini di carta. 

Chi ancora ne ha qualcuno lo tenga, perché se un giorno lo ritroverà tra le cose accantonate, lo rileggerà con piacere e capirà che se è vero che il mondo ha fatto tanti passi avanti, ne ha fatto anche uno indietro.

Critica, rimpianto,amarezza di un'articolista per caso e per voglia di scrivere, che si è divertita tanto a fare un giornalino? Forse un po', ma poi mi dico che è solo una constatazione.

C'era una volta il giornalino di carta............



 

 

lunedì 27 gennaio 2025

Per ricordare


 

Oggi 27 Gennaio 2025,  giorno della Memoria, ho ricevuto questo messaggio,   che pubblico volentieri.

 

"Auguro a tutti di comprendere le cose per quello che sono, senza nulla togliere o aggiungere.

Auguro a tutti di fare  tesoro di ogni parola udita, perché presto potranno essere solo lette.

Auguro a tutti di non storpiare, distorcere le cose per quello che sono state, e assumersi il dovere di mantenerle tali fino a prova contraria.

Auguro a tutti di essere intimamente consapevoli che non esistono distinzioni di etnia, sesso, scelte personali e


orientamenti che possono giustificare la prevaricazione, ma che tutti abbiamo pari diritti, doveri e dignità nel rispetto reciproco.

Auguro a tutti di avere la schiena dritta e forte, per non piegarla davanti a chi riduce tutto a convenienza personale o a paura.

Auguro a tutti di essere attenti, se mai certe cose volessero tornare, perché potrebbero tornare.

Auguro a tutti di essere coerenti, per non girarsi dall'altra parte.

Auguro a tutti buona Memoria, perché non ci sia bisogno di un giorno per ricordare, ma che quel giorno sia sempre."

Il nipote di un IMI

lunedì 20 gennaio 2025

Riflessione profonda

 Talmente profonda, che alla fine ci sono sprofondata.

Mi ero chiesta tante volte del perché io preferissi spazzare usando la scopa invece dell'aspirapolvere e non ero mai riuscita a darmi una risposta. Poi Pieraccioni in un attimo mi ha sciolto il nodo gordiano.

Tutto è cominciato quando durante un'intervista gli è stato domandato che cosa preferisse fare oltre al suo lavoro di attora e lui senza esitare un attimo ha detto...stirare. Peché mentre stira i panni spiegazzati, può riflettere e si rende conto che la riflessione lo porta oltre che a togliere le pieghe ai vestiti, a spianare anche quelle più profonde della vita. Gli avrei dato un bacio per ciò che ha detto, perché per me spazzare è come entrare nel mio giardino segreto, per togliere la polvere, le briciole, gli inciampi che la vita mi fa trovare tutti i santi giorni sul mio cammino. L'aspirapolvere è rumoroso e io per riflettere ho bisogno del silenzio. Tutto qui.

E allo stesso modo mi funziona quando tiro la sfoglia e la vedo allargarsi a dismisura sulla spianatoia. Potrei usare la nonna papera e in un attimo farei, ma nossignori, io devo impastare a mano e tirare la mia sfoglia con il mattarello, e mentre faccio questa operazione penso, rifletto e faccio delle considerazioni


filosofiche tutte mie,sulle cose del mondo che gli altri possono anche non condividere....ma a me non me  ne importa un accidente.Io non ho alcuna ideologia, A me interessa solamente l'Uomo e il suo sacrosanto diritto di esistere come persona libera in ogni parte della Terra.



Per farla breve oggi , mentre tiravo la mia sfoglia che prima era sghemba, ma poi diventava sempre più rotonda, mi è venuto spontaneo paragonarla alla Terra e mi sono detta che per avere il risultato che stavo ottenendo io, dovevo riandare a monte, e cioè a quando ho impastato le uova con la farina e le ho lavorate a lungo, fino a ch ho ottenuto una bella palla elastica, che poi ho fatto riposare in frigorifero. Anche la Terra per essere bella come l'ha trovata l'uomo ha avuto bisogno di impasti energici, e poi di riposo, perché ogni sua parte trovasse il posto definitivo. 

Poi quando ho ripreso la mia palla, ho cominciato a stenderla, a prepararla per ciò che doveva diventare, e così è stato per la Terra.

La mia sfoglia è diventata tagliatelle, la Terra, continenti popolati.

Le mie tagliatelle, via via che le tagliavo si srotolavano tutte uguali e allo stesso tempo tutte diverse. Nessuna era uguale all'altra, e questo era il bello, perché ciascuna di loro avrebbe preso il condimento in maniera diversa.

Anche per la Terra, più o meno è andata così. Tutti uomini, tutti uguali e comunque tutti diversi l'uno dall'altro, e anche questo era bello perché ciascuno avrebbe appreso lo scibile in maniera totalmente individuale

E' a questo punto che ho capito che la parte più importante era il condimento. e del condimento la cosa veramente essenziale era il sale.

Un condimento per le mie tagliatelle, dove gli ingredienti dovevano essere ben dosati, perché il sapore o l'aroma di uno non coprisse o sminuisse gli aromi degli altri, dove l'olio doveva essere misurato bene perché permettesse al sugo ottenuto di amalgamare bene le tagliatelle, in modo che ciascuna di loro desse il meglio di se stessa.

E per la Terra come la mettiamo? Esattamente alla stessa maniera. Un condimento fatto dai potenti che governano il mondo, ben dosato in modo che scendendo sugli uomini li facesse avvicinare, per scambiare vicendevolmente ciò che avevano appreso dalla vita, senza voler prevaricare gli uni sugli altri, ma avvicinandosi gli uni agli altri, restando liberi.

C'è da dire che non tutte le volte il condimento risulta avere un sapore perfetto. Qualche volta è accettabile, altre volte decisamente poco buono, altre volte sarebbe bene buttarlo via subito, prima di rovinare le tagliatelle o la Terra.

Certe volte è troppo sciocco, altre volte troppo salato. Nel primo caso si può anche rimediare, ma nel secondo rischia di fare molto male sia allo stomaco di chi mangia le tagliatelle, sia alla salute degli uomini che popolano la Terra.


Una zuppiera accoglie con piacere le tagliatelle condite bene, allo stesso modo in cui la Terra accoglie con  piacere gli uomini guidati nella giusta maniera da altri uomini che abbiano la giusta dose di sale in zucca.

Ecco! la mia riflessione profonda è terminata, ed era proprio profonda. Me ne sono accorta quando ho assaggiato la prima forchettata delle mie tagliatelle!

 


domenica 12 gennaio 2025

Il sale della terra

Noi siamo il sale della terra. Belle parole, anzi bellissime!

Ci entrano dentro come una lama arroventata e allo stesso tempo rinfrescante. Peccato  peròche ce ne dimentichiamo subito, come se non facessero parte del nostro essere uomini, e non ci soffermiamo a pensare che invece ci darebbero modo di riflettere sul loro effettivo significato, ci farebbero capire cosa sia effetivamente il sale, che noi ogni giorno usiamo naturalmente per dare  sapore ai nostri cibi, che altrimenti sarebbero insipidi.


Com'è buono un sugo ben dosato di sale, o un arrosto, o una semplice bruschetta. Ecco sì, la bruschetta, un cibo semplice,  che con solo olio sarebbe buona, ma non eccellente, con l'aggiunta di un pizzico di sale diventa qualcosa di eccezionale, come sappiamo noi toscani, che il pane lo facciamo sciocco, ma che poi abbiamo adottato la bruschetta che  mangeremmo tutti i giorni, senza correre il rischio che ci venga a noia. Anzi, via via che procediamo, diventiamo sempre più bravi a dosare il sale, che non deve essere troppo, ma neanche troppo poco. Deve essere giusto.

E allora immagino la terra come una gigantesca bruschetta, che attende di essere salata da noi uomini. La terra, il nostro mondo, si presta bene a questa immagina, perché è come una pagnotta toscana, dalla quale si ricavano tante  fette di pane casalingo, non raffinato, non morbido, rustico, che mantiene in sé il sapore del lievito e che ha bisogno di essere capita per esprimere se stesso al meglio. Avete mai provato a mangiarne una fettadi pane toscano con l'aggiunta di solo sale? Basta solo un pizzico di sale e quella fetta di pane darà il meglio di se stessa.

Ma qual'è il sale adatto a salare la nostra terra? A renderla, o meglio a renderla nuovamente una comfort zone, che ci metta al riparo dalle nostre ansie?

Mi viene in mente il rispetto dovuto a tutta la natura che era qui prima di noi, la salvaguardia della salute, minacciata dai tanti inquinanti che vengono mandati più o meno consapevolmente nell'aria, l'etica della scienza che scopre nuove cose in nome di se stessa e del pensiero umano, per il bene universale, ma anche la morale di chi ci guida nel lungo sentiero della vita del nostro Genere, che deve porre limiti all'uso di certe scoperte, sempre per il bene universale. Mi viene spontaneo domandarmi: "Ma l'IA come la chiamaiamo noi o AI come la chiama il resto del mondo può essere un sale della terra?" Di getto direi di no, ma poi mi domando anche : "Ma noi genere umano, siamo davvero un sale per la terra?"e purtroppo mi trovo costretta a dire di no.

Perché? Perché l'uomo, il più intelligente di tutte le creature, non riesce a salare la terra, ma gli viene molto più facile avvelenarla?

Non sarà, che per prima cosa l'uomo avrebbe dovuto salare se stesso, e non avere la presunzione di essere nato perfetto? Tenere dentro di sé ciò che di bello ha avuto fin dalla sua comparsa sulla terra, e imparare a conoscere ed estirpare ciò che di insano nasceva e cresceva dentro di lui? Non occorre dire cosa, perché tutti lo sappiamo e omai è un disco rotto che continua a suonare la sua musica poco ascoltata all'interno di ciascuno di noi.

Non sarebbe invece preferibile ascoltare quella musica vecchia, ripetitiva, consunta e salare noi stessi, perché anche noi non siamo nient'altro che una bruschetta, che per essere gradevole, buona, duratura nel tempo ha bisogno del sale nella giusta quantità, come ogni buona bruschetta? Poi potremo permetterci il lusso di andare a salare la terra che ci ospita.

 In definitiva, saliamo la nostra vita.Come sarebbe facile e invece quant'è difficile! Qualcuno ce l'ha già detto tanto tempo fa.